Ludmilla Radchenko, from Siberia with… pop!

Siberiana, classe 1978, Ludmilla Radchenko arriva in Italia da giovanissima per le vacanze e subito viene catapultata in tv: Paperissima, La sai l’ultima? e quindi Passaparola, il reality La Talpa e la conduzione di On The Road. Oggi è sposata con la “iena” Matteo Viviani ed è madre di due figli. Dopo le apparizioni televisive e le passerelle di moda è tornata a dedicarsi alla sua prima passione: la pittura.

Cosa rappresenta l’arte per te e quando ti ci sei avvicinata? 

“L’arte per me è un connubio tra la tecnica che attrae l’occhio umano e la comunicazione che tocca l’animo, il contenuto messo in discussione. Nell’arte ho trovato la mia evoluzione e un modo di esprimere il mio pensiero. Dipingo da quando ho 6 anni, ho fatto la scuola artistica e poi mi sono laureata in fashion design in Russia. Qui in Italia l’attività vera e propria è cominciata 11 anni fa. Il mio passato in tv e come modella è stata una bellissima esperienza per la ragazzina che ero. Ma l’arte è la mia destinazione e non potrei ora farne a meno”.

La tua pop art, meglio definita “pop realism”, volge la propria attenzione al mondo consumistico occidentale. Da dove ha origine questa scelta?

“Sono nata in Siberia, paese sovietico così ermetico nei confronti del mondo del consumo.

Ma io da subito, per contrapposizione, sono stata attratta dai colori forti, dalle grandi metropoli, dal mondo dell’advertising. Così ho cominciato a comporre le mie prime opere, contaminando le foto di città come Londra, New York, Parigi. Attraverso oggetti/dettagli io racconto una storia, esprimendo con ironia un problema o semplicemente la mia visione del mondo. La mia pop art è narrativa rispetto al pop che conosciamo, che rinunciava al contenuto dando la priorità all’oggetto o ad un soggetto iconico. Per questo la chiamo POP Realism, perché si nutre della vita reale”.

Una curiosità: a chi e quando hai venduto la tua prima opera?

“A un collezionista della prima galleria dove ho esposto. Per me è stata un’emozione sapere che qualcuno aveva cominciato ad apprezzare un mio “pensiero” trasferito su tela”.

Quali sono gli artisti che più ammiri e da chi hai tratto ispirazione?

“Sono molti gli artisti che hanno contribuito alla mia ricerca: nella composizione un po’ di Salvador Dalì, a livello cromatico un po’ del contrasto di Van Gogh, la morbidezza di Gauguin, la grafica di Warhol, un po’ di Kandinsky e la dinamicità di Rotella. L’arte è un’imitazione dei grandi maestri con la propria chiave di interpretazione. Se è unica e riconoscibile viene sempre apprezzata”.

Applichi le stampe delle tue opere su sciarpe e foulard di cachemire e seta. Come nasce il tuo progetto “Fullart”?

“La mia PopArt si applica in diverse sfere: dal design, al cibo ma soprattutto alla moda. Spesso mi capitano collaborazioni con diverse aziende con le quali creo le capsule collection, contaminando i loro prodotti già esistenti con le mie grafiche. Il foulard in cashmere & seta è il progetto di punta del mio brand Siberian Soup Fullart. Le persone si innamorano del mio prodotto perché lo sentono molto personale, tra il loro profumo impregnato e il disegno che scelgono secondo i propri colori o la propria personalità. Senza volere sono diventata anche la designer del mio marchio”.

Come si chiama la collezione dalla quale è tratta l’opera della nostra copertina? Ti va di spiegarne il significato ai lettori? 

“Nel caos sociale ed economico attuale, siamo costretti ad affrontare continue provocazioni. Sta a noi decidere dov’è il limite che ci permette da una parte di mantenere logica e razionalità e dall’altra di rimanere leggeri, spiritosi e soprattutto positivi. L’opera in copertina si chiama Dolce&Banana. La celebre banana di Warhol diventa proiettile di una pistola, che spara all’improvviso e fa riflettere lo spettatore sul significato delle proprie azioni e reazioni. Questa opera fa parte della mia ultima serie denominata “KOMPOT” ( una bevanda russa a base di di tanti frutti bolliti in un unico contenitore) e rappresenta molto di ciò che sono diventata oggi, sia a livello concettuale che di tecnica. La considero un nuovo periodo di evoluzione, anche se sto già lavorando alla prossima serie: VOYAGE. Non bisogna MAI fermarsi”.