YO – SILVIA BERRI

Abbiamo incontrato Silvia Berri, dirigente CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano), giornalista e nota influencer milanese. Il segreto del suo successo è quello di creare sinergie, non solo tra il suo pubblico ma anche tra aziende, soprattutto PMI del Made in Italy.

Instagram è stata un po’ un’evoluzione di quello che ha sempre fatto, adattandosi a un nuovo canale di comunicazione. È vero che inizialmente c’era approdata per “seguire” le sue figlie?

“È vero, ho iniziato a usare Instagram per seguire le mie figlie e ora questo canale è per me sia un piacere che un lavoro (sono finita ad usarlo più io di loro). 

Il rapporto che si è creato con le mie follower mi porta ad amare ancora di più questo strumento, i commenti, le risposte mi appassionano tutti i giorni e tante volte riescono a motivarmi. 

La comunicazione è importante, e questo non riguarda solo il mio lavoro. Saper comunicare vuol dire mettersi in contatto con le persone, creare armonie e confronto, entrare in empatia con gli altri. I Social,  Instagram in primis, sono uno strumento per arrivare agli altri in maniera diretta, mettono in luce noi stessi, senza maschere, senza filtri”.

Si può dire che un grande brand dietro alle sue storie sia Milano? Secondo lei quanto questo sfondo le è stato di supporto per il suo successo?

“Milano mi appartiene e io appartengo a Milano. Siamo un binomio inscindibile. Quello che cerco di fare è trasformare la “mia” Milano in una Milano per tutti: visionaria, innovativa e di tendenza. Stile e tendenza a Milano sono protagonisti tutto l’anno, con mostre, eventi e il fascino inconfondibile dei negozi del Quadrilatero della moda. Piace la milanesità che ho dentro, che esprimo attraverso i miei outfit ma soprattutto attraverso il mio modo di vivere. E questo stile di vita non viene mai meno, sia che parli di creme, di vestiti o della mia quotidianità al CEI. 

Chi è nato e cresciuto in questa città porta dentro di sé quella vibrante e frenetica spinta all’innovazione, al miglioramento, alla ricerca del bello in tutte le sue forme. Ed è proprio questo spirito che ci spinge avanti, che ci proietta nel futuro e ci fa sentire cittadini del mondo, viaggiatori, itineranti… “

Molte donne parlano di lei come un’icona non solo di moda, ma soprattutto di empowerment femminile. Quali sono stati gli step più importanti della sua carriera? Ha mai avuto l’impressione di dover dimostrare di più in quanto donna?

“Non mi sono improvvisata sui Social, la mia carriera è un lungo percorso fatto da una serie di passi e passaggi, un viaggio che dura da trent’anni e che prosegue ogni giorno, weekend compresi. Il mio DNA è lavorare in modo organico e con spirito di squadra, con determinazione e per obiettivi. 

La competizione diviene network tra donne e aziende: empowerment, risorse umane, comunicazione strategica, produzioni con ottimi rapporti qualità/prezzo. Vorrei essere da esempio alle nuove generazioni su questi temi che sono la collaborazione e l’empatia, prima di tutto tra donne.

La nuova normalità ci richiede di cambiare continuamente. E, parlando di uno scenario sempre più caratterizzato dalla complessità, l’empowerment femminile nelle organizzazioni diventa ancora più rilevante, essendo evidente la necessità di trovare strategie efficaci per affrontare le diverse sfide quotidiane. 

Una comunità sana e vitale, capace di generare benessere, operare inclusività e rispondere con resilienza alle avversità è una comunità che promuove al suo interno l’empowerment degli individui che la compongono e da questo trae la sua linfa vitale”. 

È riuscita a organizzare dei grandi eventi fieristici (POP UP) con aziende artigiane italiane medio piccole che creano lavoro sul territorio. Quello di incentivare il Made in Italy è nato alla base dei suoi progetti oppure strada facendo?

“La mia ambizione è trasformare le aziende con cui collaboro: aiutarle se sono in difficoltà, lanciarle se se stanno nascendo, ridisegnarle se non hanno identità. Ho posizionato diverse Start Up del Made in Italy, dalla cosmetica all’homedecor, passando per l’abbigliamento, dando loro un’identità, un corretto posizionamento nel mercato in un’ottica di corretta relazione con il proprio target. In questo senso oltre al sapiente e al corretto utilizzo dei Social, gli eventi sono necessari oltre che salutari. Ho sempre organizzato fiere fin dal 1994, quando ho iniziato a lavorare in Confindustria, ero responsabile della comunicazione INTEL. Come influencer ho voluto dare lustro alle eccellenze italiane che sono da sempre riconosciute e ammirate in tutto il mondo. Il Made in Italy è una firma d’autore che richiama l’idea di prodotto unico e speciale”.

In questo numero abbiamo sviluppato una rubrica sulla sostenibilità ambientale. Lei come dirigente CEI pensa che il lavoro di normazione a livello internazionale stia spianando la strada verso una economia che si prenda più cura delle risorse? Secondo lei è possibile un reale passaggio dalla mera politica all’azione?

“Le norme internazionali sono uno strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi globali legati alle persone, al loro benessere e al futuro del pianeta. Il lavoro della normazione internazionale e della valutazione di conformità supporta infatti la costruzione di un mondo più sostenibile e inclusivo e spiana la strada verso un’economia circolare che si prenda più cura delle risorse.

Il mondo sta attraversando un cambiamento epocale e ora più che mai c’è bisogno di cooperazione e collaborazione a livello internazionale. Le norme internazionali sono degli impegni volontari a lavorare insieme secondo nuove modalità, garantiscono l’innovazione nell’interesse della sostenibilità sia universalmente condivisa. 

Non si tratta di un obiettivo semplice e rapido da perseguire, affinché la sostenibilità diventi garanzia di vantaggio competitivo nel medio o lungo-termine, è necessario che l’impresa non si limiti alla gestione dei soli impatti diretti, ma estenda l’attenzione all’intera catena di fornitura, incoraggiando i propri partner commerciali, compresi fornitori e subcontraenti, ad applicare principi di comportamento imprenditoriale responsabile. Tutto ciò è chiaramente richiesto dalle normative di gestione ambientale.

Il CEI, attraverso le sue norme, contribuisce attivamente al raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030, garantendo la sicurezza del lavoro e dei lavoratori dai rischi elettrici, testando la qualità dei prodotti utilizzatori e degli impianti elettrici, permettendo lo scambio di conoscenze e il commercio, aumentando l’efficienza energica e riducendo l’inquinamento ambientale”.