La Biennale di Venezia 2019 – May You Live in Interesting Times

La Biennale di Venezia, atto numero 58. L’attuale edizione dell’esposizione Internazionale d’Arte, presentata a Ca’ Giustinian dal Presidente Paolo Baratta, presenta molte novità.

La Biennale di Venezia, fino al 24 novembre 2019 è curata da Ralph Rugoff ed è dedicata al tema May You Live in Interesting Times. “Che tu possa vivere in tempi interessanti”, si pensava fosse un antico anatema cinese, citato per la prima volta negli Anni Trenta dal parlamentare inglese Austen Chamberlain e utilizzato tra gli altri anche da John Kennedy e dalla Clinton. Si è scoperto che era un’invenzione. Quasi una fake news ante litteram.

“Così capovolgendola da anatema in augurio ho pensato potesse essere il titolo della mia Biennale di Venezia. Un modo di dire dalla natura incerta ma anche ricco di significati che vale la pena perseguire, in un momento storico in cui i ‘tempi interessanti’ che invoca sembrano essere di nuovo con noi”, spiega Rugoff, direttore della Hayward Gallery di Londra dal 2006 e già direttore artistico della XIII Biennale di Lione, La vie moderne.

Biennale di Venezia - L'Arsenale
Biennale di Venezia – L’Arsenale

Quest’anno sono 79 gli artisti invitati e 90 le partecipazioni nazionali. Alla loro prima esperienza alla Biennale di Venezia, l’Algeria, il Ghana, il Madagascar, il Pakistan, la Repubblica Dominicana e il Kazakistan. La Biennale di Venezia si svolge presso le sue sedi storiche dei Giardini e dell’Arsenale.

Sono 21 gli eventi collaterali in programma, ammessi dal curatore e promossi da enti e istituzioni nazionali e internazionali senza scopo di lucro: questi hanno luogo in varie sedi disseminate in tutta la città. Alla Biennale d’arte di Venezia 2019 scopriamo opere d’arte che riflettono sugli aspetti precari della nostra esistenza, tra i quali le molte minacce alle tradizioni, alle istituzioni e alle relazioni dell’ordine postbellico.

L’intento del curatore non è certo dimostrare la portata politica dell’arte, che non può fermare l’avanzata dei movimenti nazionalisti e dei governi autoritari, né alleviare il destino dei profughi, ma rendere manifesto il suo ruolo di guida nell’aiutarci a vivere e pensare in questi “tempi interessanti”.

Un coro polifonico e ben equilibrato, composto da una manifestazione in cui è in atto un equilibrio tra artiste donne e artisti uomini: un record mai raggiunto dalla biennale veneziana e, forse, neanche da nessun’altra grande manifestazione internazionale che non fosse dichiaratamente di stampo gender-equality. Tutto ciò sembra evocare la volontà di restituire un quadro generale della situazione globale politica e sociale, e suggerisce che per farlo l’unica narrazione possibile sia una pluralità di voci. In un’insolita parità di genere tra autori e autrici.

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